In questo periodo vado come al solito saltellando da un argomento ad un altro, dal momento che ho trascurato per quasi due mesi i miei adorati ragazzi e quindi adesso devo recuperare il tempo! Purtroppo non sempre il mio “chassis” si rivela all’altezza delle mie aspettative e qualche volta il corpo si ribella! Allora approfitto dei periodi di calma per rimettermi al passo!
In particolare, siccome voglio dedicare parecchio tempo al latino e al greco, dobbiamo occcuparci della grammatica italiana. Solo una buona conoscenza di quest’ultima, infatti, vi permetterà di comprendere meglio anche le lingue straniere!
Oggi quindi parliamo dei nomi comuni e propri. Domani faremo una “lezione totale” con tutto quello che c’è da sapere sul SOSTANTIVO!
NOMI COMUNI E PROPRI : nome o sostantivo
Il nome (o sostantivo) è una parte del discorso variabile per genere e per numero. Indica tutto ciò che esiste nella realtà o che possiamo immaginare: le persone, gli animali, gli oggetti, i fatti, i luoghi, ma anche le idee e i sentimenti.
Tutte le parole (aggettivi, pronomi, verbi, avverbi e congiunzioni) possono essere usate come nomi. In tal caso sono dette sostantivate.
I nomi si distinguono in:
- comuni e propri;
- concreti e astratti;
- individuali e collettivi.
NOMI COMUNI E PROPRI
I nomi comuni esprimono un’indicazione generica.
Invece i nomi propri indicano una persona, un animale o una cosa distinti dagli altri e si scrivono con la lettera iniziale maiuscola.
ESERCIZIO : Nel seguente brano, sottolinea IN ROSSO i nomi comuni e IN BLU i nomi propri
Un giorno d’estate, Felice, il topo di campagna, decise di recarsi nel paese vicino per partecipare alla “Festa del formaggio”. Lungo la via, s’imbatté in Tommaso che, a testa alta, camminava a passo spedito. – Ehilà! – fece il topo di campagna.
– Ohibò… e chi sei? – rispose, con tono altezzoso, il topo di città.
Felice si fermò, depositò il suo fagottino, quindi si presentò.
– Mi chiamo Felice e abito laggiù, in campagna, sulla riva di un fosso… Sto andando alla “Festa del formaggio”.
– Tanto piacere! – rispose seccato Tommaso. – Io abito in città e, non avendo di meglio da fare, andrò anch’io ad assaggiare qualche specialità casearia.
– Come ti chiami? – domandò il primo topo, che non conosceva il significato della parola “casearia”, ma si vergognava a dare spiegazioni.
– Tommaso… – si degnò il secondo, mostrando un certo fastidio. Il topo di campagna e il topo di città percorsero il resto della strada assieme. Felice fischiettava un motivetto, Tommaso non parlava e pareva imbronciato.